Rassegna stampa su Giovanni Rissone
06-2012
Lettera dal Professore Guglielmo Pandolfo
Caro Rissone, prima di ringraziarti per il libro, ho voluto leggerlo.
Un libro così non potevi che averlo scritto tu. Penso di conoscerti abbastanza, avendo fatto assieme un piccolo pezzo di strada e frequentato parecchie
persone che hanno lavorato con te per parecchi anni. E dal libro viene fuori come io ti ho in mente.
Anche se è passato molto tempo, è molto vivo il ricordo che ho di te.
Un po’ guascone, un po’ cavaliere senza macchia e senza paura, un po’ molto "convinto" di te stesso, sempre pieno di progetti, sempre un vulcano di idee,
sempre in movimento. In termini psichiatrici mi pare si dica ipomaniacale. Credo però siano così tutti quelli che credono fermamente in un
ideale, e sanno che non si deve concedere all’opposizione neppure un minuto di pausa, al fine di evitare che si riorganizzino.
Ti ringrazio di avermi ricordato come tessera di un mosaico ben grande, quello che rappresenta tutto quello che hai fatto.
È difficile capire se di ciò che abbiamo fatto (tu, molto più di me) è rimasto qualcosa. La conservazione ha il vantaggio di
risorgere, senza fare fatica, ogni volta che il nuovo si adagia sulla momentanea conquista.
Purtroppo continua a prevalere il concetto di "curare la malattia" su quello di "fare salute" che di tanto in tanto si affaccia. Un po’ come le onde del mare
che continuamente cancellano le tracce che, tra un’onda e l’altra, qualcuno traccia sulla battigia.
Per di più, rispetto a quando io ho iniziato a fare il medico, sono cambiate molte cose. Allora era il prestigio a essere soprattutto ricercato; il
denaro, se arrivava, era al più una conseguenza. I professori erano massoni, ma erano anche bravi medici. Oggi il prestigio non è un obiettivo:
lo è invece il potere, e a volte purtroppo soltanto il denaro. Con tutte le conseguenze che non sto ad elencare.
È inevitabile che del “far salute” non importi molto. Occorre aspettare che la gente si ammali, e le persone siano più facilmente dipendenti e
ricattabili.
I medici avrebbero ben poco potere se la gente rimanesse sana!
Ritengo che forse abbiamo vinto qualche battaglia, ma abbiamo perso la guerra.
Forse la mia visione è eccessivamente pessimistica e almeno in parte e legata al mio carattere, molto diverso dal tuo. Però sono sereno e
abbastanza soddisfatto del mio passato. Non tutto il seme che ho gettato è caduto fra i rovi; qualcuno ha ben germogliato e si è irrobustito col
tempo.
Ciao Rissone, e grazie ancora del libro.
Gugliemo Pandolfo
Torna all'elenco degli articoli