GIOVANNIRISSONE
PSICHIATRA
MANAGER DELLA SANITÀ PUBBLICA E DELL'EMERGENZA
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Giovanni Rissone - Manager della sanità pubblica e dell'emergenza
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Giovanni Rissone - Una vita da matto vestito da dottore

Rassegna stampa su Giovanni Rissone


da La Repubblica del 30-09-2003

Nel Palazzo dei colleghi "Ma la prostituzione no"

Ferro preso in ufficio: è stato il controllore delle cliniche

Clicca per scaricare l'articolo originale (formato pdf) Turbati dall'ennesimo scandalo che travolge in queste ore l'assessorato piemontese alla Sanità, i dipendenti hanno trascorso la giornata barricati nei loro uffici al numero 153 di corso Regina Margherita. Accolti all'ingresso da fotografi e cameraman, appostati sin dalle prime ore del mattino, hanno evitato il più possibile i movimenti e hanno rifiutato di commentare subito quanto stava accadendo all'interno del palazzo: gli agenti della Guardia di finanza per ordine della Procura stavano perquisendo gli uffici di Ciriaco Ferro, uno degli uomini chiave dell'assessorato, e interrogavano dipendenti e collaboratori prima di portare in carcere il dirigente della sanità. Mentre le accuse, pesantissime - usura, corruzione e sfruttamento della prostituzione - diffondevano lo sgomento, soprattutto per l'ultimo capo di imputazione che in un secondo momento è stato però smentito: "Dicono che Ferro sia accusato tra le altre cose di sfruttamento della prostituzione - dice una delle donne di guardia all'ingresso, con l'ordine categorico di non far entrare fotografi e giornalisti - non mi sembra possibile che una persona così normale sia coinvolta in un giro di delinquenti".
Una persona normale, senza particolari tratti distintivi, così lo definiscono i pochi che accettano di scambiare qualche battuta su quello che sta accadendo nel palazzo. Solo un uomo, un dirigente mosso da curiosità e preoccupazione allo stesso tempo si avvicina ai giornalisti e cerca notizie più precise: "Cosa succede? - chiede uscendo - abbiamo saputo che stanno facendo delle perquisizioni. È forse coinvolto Ciriaco Ferro?". E prima di andarsene aggiunge: "Speriamo di non rimanere coinvolti in alcun modo in questa faccenda". E per il momento sembra di no, sembra che i magistrati si concentreranno sugli arrestati: Ferro appunto e un prestasoldi, Domenico Cotroneo, titolare di una finanziaria di Saint Vincent accusato di aver ricevuto del denaro dal dirigente della sanità e di averlo fatto fruttare con l'usura. Anche le accuse nei confronti di Ferro si chiariscono con il passare delle ore: secondo i magistrati non avrebbe guadagnato sfruttando la prostituzione, ma avrebbe goduto saltuariamente di prestazioni sessuali gratuite in cambio di favori. C'è poca differenza comunque, almeno secondo i dipendenti dell'assessorato che all'ora di pranzo lasciano gli uffici e si riuniscono in massa nel bar poco distante per guardare notiziario in televisione. E qui si lasciano andare a dichiarazioni più ardite: "È sempre stato un personaggio chiacchierato - dice un collaboratore che chiede di rimanere anonimo e la visita della Guardia di finanza non è per noi una vera sorpresa".
L'uomo racconta che già a giugno dopo l'arresto di Salvatore Verducci, il titolare della clinica Bernini fallita, si era diffusa una certa agitazione negli uffici dell'assessorato. "Sapevamo che prima o poi qualcosa del genere sarebbe successo - aggiunge - questo non toglie l'amarezza dell'ennesimo scandalo nei nostri uffici". L'assessore Antonio D'Ambrosio: "Sono assolutamente sbigottito - dice rientrando in automobile da una visita alle Molinette - si tratta di accuse pesantissime che mai avrei potuto prevedere". Racconta di aver già parlato con il presidente della Giunta, Enzo Ghigo, della faccenda e di aver nominato ad interim al posto di Ferro, Luigi Robino. E infine aggiunge: "A chi accusa il mio assessorato voglio specificare anche questa volta che ho sempre avuto collaboratori dell'opposizione, e Ferro era uno di quelli".
Al rientro della pausa pranzo molti si riuniscono al secondo piano: l'assessore, gli addetti alle relazioni esterne, collaboratori più stretti. Arriva in automobile anche il preside della facoltà di Medicine, Giuseppe Piccoli, e il direttore generale della Asl 3, Giuseppe De Intinis. Entrambi per motivi che nulla hanno a che vedere con il blitz. Entrambi però ugualmente imbarazzati per le accuse cadute un'altra volta su un rappresentante dell'amministrazione della sanità piemontese. "Non ho avuto con lui rapporti personali - dice Piccoli - in ogni caso mi amareggia che accadano simili cose nella sanità". Le auto dei finanzieri ripartono dopo sette ore dall'inizio della perquisizione e portano Ferro in caserma, in corso IV Novembre. Qualcuno sceso in strada per un ultimo saluto lo difende strenuamente: "Le accuse contro di lui sono lontanissime dall'uomo che conosco, una persona motto affabile e sempre estremamente umana".
Ottavia Giustetti

Forza Italia e Lega all'attacco

Crosetto "Non volevamo la riconferma"

"Adesso tutti dicono di essere stati contrari alla sua riconferma. Ma io mi ricordo a Maggio, quando si discuteva dei dirigenti della sanità, solo noi di Forza Italia ci eravamo pronunciati contro Ciriaco Ferro", Guido Crosetto, coordinatore regionale di Forza Italia è tentato dal "noi l'avevamo detto". Ma si trattiene: "Ero contrario alla conferma di Ferro non perché pensassi o immaginassi fatti di questo genere, ma perché ritenevo che non fosse adatto al ruolo che ricopriva. È quello che penso oggi. L'inchiesta penale non c'entra". L'assessore D'Ambrosio però allora volle ad ogni costo la sua riconferma. Gliene chiederete ragione? "Non se ne può parlare oggi, sarebbe sciacallaggio politico - continua Crosetto - L'assessore non poteva certo sapere di fatti così gravi come quelli contestati in capi di imputazione tanto estemporanei. Lasciamo passare tre o quattro giorni, poi qualche domanda a D'Ambrosio la faremo".
Su una linea simile Roberto Cota, presidente del Consiglio regionale e segretario piemontese della Lega Nord; "Anche noi ci eravamo opposti alla riconferma in blocco dei dirigenti della sanità. Il problema che poniamo a D'Ambrosio però è un altro: da mesi proponiamo uno strumento politico, un comitato di saggi che abbia potere consultivo su tutte le più importanti decisioni della sanità. Se l'assessore ci risponderà su questo punto saremo soddisfatti. Comunque ci sarà una riunione di maggioranza sulla vicenda".
E questa mattina, prima del consiglio regionale in cui D'Ambrosio relazionerà sull'arresto (e sul Mauriziano), si riunirà il gruppo di An per discutere della situazione. Lo conferma il vicepresidente della giunta William Casoni: "Ne abbiamo parlato in giunta, ieri - spiega - ho vista D'Ambrosio molto sicuro e tranquillo. Per esprimere un giudizio però bisogna capire quali siano davvero i capi di imputazione". Anche Antonello Angeleri, capogruppo dei Cdu, è prudente: "Aspettiamo di capire come si evolverà la vicenda. E abbiamo piena fiducia nella magistratura". Infine Antonio Saitta, portavoce della Margherita: "Una sanità con centri e personale d'eccellenza, non merita di essere saccheggiata dai corrotti - dice - unico mezzo per evitare che il Piemonte diventi "la Cenerentola del Nord Italia" consiste nell'istituire un efficace sistema di controlli, in grado di ricostruire la cultura della legalità, oggi purtroppo sempre più fragile. Che in Regione il sistema dei controlli non fosse affatto sotto controllo era evidente ormai da tempo, ma né Ghigo né D' Ambrosio hanno mai voluto prenderne atto".
(m. trab.)

Appello di Chiamparino: "Dalla Finanziaria soldi per il Mauriziano": E la sinistra si muove

"Piano sanitario alternativo"

Un obiettivo: rilanciare il Mauriziano e l'ospedale Valdese "due punti di riferimento importanti nell'offerta cittadina dei servizi sanitari". Ma anche un'iniziativa concreta: per risolvere la crisi dell'ospedale di corso Turati, il sindaco Sergio Chiamparino scrive ai ministri Sirchia, Tremonti e Pisanu per sollecitare un finanziamento di 100 milioni di euro nella prossima Finanziaria, "in modo da poter consentire al Mauriziano di proseguire l'attività". Sono le principali conclusioni del vertice di maggioranza di ieri a Palazzo Civico, tra il sindaco Sergio Chiamparino, il suo vice Marco Calgaro, l'assessore Stefano Lepri, capigruppo e consiglieri esperti di questioni di sanità, più alcuni manager vicini al centrosinistra. Il summit diventa un'occasione per un esame a largo raggio delle tante questioni aperte. La vicenda della "città della salute", ad esempio. Calgaro riconferma la contrarietà ad un progetto regionale "che punti soltanto a costruire un nuovo ospedale nell'area dell'ex Fiat Avio". In primo piano anche i problemi del Mauriziano e dell'ospedale Valdese: "Sono due poli importanti dell'offerta torinese - dice Lepri - Dobbiamo mobilitarci contro ogni ipotesi di smantellamento. In prima luogo garantendo al Mauriziano ossigeno finanziario: anche se andasse a buon punto la discutibile opera di alienazione del patrimonio deciso dal commissario del Mauriziano (240 i milioni previsti) l'Ordine avrebbe bisogno di altri 100 milioni. Da qui la richiesta al governo di compartecipare ai debiti". Per il Valdese si pensa invece ad un intervento per inserire la struttura nella rete ospedaliera cittadina.
Ma più in generale l'Ulivo pensa che debba essere riorganizzata l'offerta dei servizi. E in questa operazione vuole avere voce in capitolo. Ecco che quindi si prospetta la nascita di un gruppo di lavoro (coordinatore per il Comune è Lepri) che coinvolgerà anche i gruppi del centrosinistra di Provincia e Regione. Dovrebbe portare alla nascita di un vero piano sanitario alternativo a quello dell'assessore regionale Antonio D'Ambrosio. "Deve cambiare la logica delle politiche sanitarie" afferma Stefano Lepri.
Gino Liveli

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