Rassegna stampa su Giovanni Rissone
da La Repubblica del 05-05-2004
Galante promette. "Fermerò il primario salvabambini"
I soldi per fare il reparto e la sale operatoria di neurochirurgia (un milione di euro), c'erano. Sono
stati donati al Regina Margherita dalla Lavazza. Ma da due anni quei soldi regalati sono inutilizzati.
"È stato questo - ha dichiarato a Repubblica Lorenzo Genitori, il neurochirurgo convocato
stamattina dall'assessore alla Sanità Valter Galante - il motivo per cui ho maturato la sofferta
decisione di andarmene". Quel "motivo", secondo Genitori, sarebbe stata l'inerzia decisionale di Gian
Luigi Boveri, il manager dell'Azienda sanitaria ospedaliera Sant'Anna Regina Margherita che, pur avendo
a disposizione da due anni i fondi, non ha deciso di spenderli per realizzare reparto e sale operative
per la neurochirurgia. La "fuga" di Genitori e della sua équipe ha scatenato un terremoto politico
sanitario. Stamattina, alle 8.30, lo specialista riceverà dell'assessore alla Sanità Valter
Galante una controproposta. "C'è un margine di trattativa per trattenere Genitori a Torino - ha
spiegato Galante - e io m giocherò tutte le carte. Rischiamo di perdere tutta la sua scuola, si
tratta di un patrimonio della città che dobbiamo a tutti i costi salvare. Non credevo che la
situazione fosse così grave. Spero, però, che non sia irreparabile". Genitori, da 10 anni a
Torino, è diventato punto di riferimento per la neurochirurgia nazionale. Il manager Boveri ha
replicato alle accuse di "inerzia" gestionale lanciategli da Genitori. "Proprio da maggio le novità
sarebbero arrivate", ha dichiarato il manager. "La neurochirurgia al Regina Margherita - ha aggiunto -
rimarrà, anche con la partenza di Genitori a luglio.
L'ampliamento del numero di posti a disposizione in reparto è operativo dall'inizio di questo mese
e nelle prossime settimane verrà messa a disposizione anche una sala operatoria dedicata. La
disponibilità futura di strutture sarà proporzionata all'attività, com'è stato
fino ad ora. Genitori ha sempre avuto a disposizione il necessario per lavorare, ma è comprensibile
il cambiamento: sono scelte personali. Sono stato io a farlo diventare primario". "Frottole - gli ha
risposto Genitori - Boveri ha solo fatto promesse, detto di sì, mai messo nero su bianco, mai
fatto nulla. Con lui è inutile trattare".
(a. cus.)
Il pediatra oncologo Madon denuncia l'abbandono del Regina Margherita
"Per l'Infantile sarà la paralisi"
"Prima di parlare, vorrei fare una premessa. Il centro di riferimento regionale di pediatria oncologica
è uno dei migliori d'Europa. Facciamo 150 nuove diagnosi di tumore infantile all'anno, curiamo 280
pazienti, più di 1000 sono seguiti in ambulatori. Sessanta bambini sono stati trapiantati nel
centro diretto da Franca Fagioli, negli ultimi 5 anni i casi sono raddoppiati ed è triplicata la
loro complessità". Enrico Madon, oncologo pediatrico, cattedratico di fama nazionale, da 43 anni
al Regina Margherita, è sceso in campo a difesa di Lorenzo Genitori.
Professor Madon, perché questa "premessa"?
"Per dire che i bambini da noi sono curati benissimo, le polemiche non devono fare perdere ... vello
erogate all'Infantile sono assicurate sulla pelle di medici e infermieri che rinunciano a ferie e riposi,
e che accumulano migliaia di ore di straordinari non retribuiti".
Bene, ora parliamo di Genitori. Cosa significa, per l'ospedale, la sua "fuga"?
"Una perdita gravissima. Quasi metà delle nuove patologie tumorali riguardano il cervello. Perdere
il neurochirurgo significa imporre ai piccoli pazienti disagi incredibili, obbligandoli a emigrare fuori
regione".
Ma si poteva fare qualcosa per trattenerlo a Torino?
"Se alle tante promesse, fossero seguiti i fatti, forse sì. Se la regione avesse fatto partire la
rete oncologica pediatrica regionale, forse sì. Ci sono tanti "forse", ma qualcosa in più si
sarebbe potuto fare".
Genitori addossa la colpa soprattutto al manager Boveri. È d'accordo?
"Io personalmente ho prospettato il rischio della fuga di Genitori, 18 mesi fa, al presidente della giunta
Enzo Ghigo. Poi ne ho parlato con l'ex assessore D'Ambrosio, quindi con quello nuovo Galante. E infine con
il manager Boveri che mi ha sempre detto "sì" e basta. I politici mi dicevano una cosa, il
direttore generale un'altra. Sono sincero, non so proprio a chi credere e di chi sia la colpa".
Quali sono i disagi dei piccoli pazienti oncologici?
"Per ogni nuovo piccolo da ricoverare, i medici perdono due ore al giorno per trovare loro un posto in
ospedale. Questo è il risultato dell'ordine dato dalla Regione di ridurre i letti. Non esiste
più la neuroradiologia, i radiologi che ci sono non sono specialisti, ogni tanto arriva come
consulente un pensionato, quando siamo disperati ci rivolgiamo alle Molinette. E questa la chiamano
eccellenza?"
L'eccellenza ora la farete a Molinette Due...
"Non scherziamo. Se a Molinette Due vogliono trasferire tutto il Regina Margherita, accettiamo. Se in
quella struttura vogliono solo mettere uno o due reparti, non se ne parla neppure. Così non ci
andremo mai".
Alberto Custodero
Negli ultimi mesi se ne sono andati alcuni dei clinici di eccellenza della città
Continua la "fuga dei cervelli". Così muore la sanità torinese
Il fuggi-fuggi di "cervelli", medici specialisti di fama, ha avuto come teatro principale il San Giovanni
Bosco. L'ospedale di piazza Donatori dl Sangue, dopo essere stato lanciato anni fa come riferimento per
l'emergenza da Giovanni Rissone, sta vivendo ora, con il nuovo manager Giulio Fornero, una fase di
"ridimensionamento". E gli affetti negativi dei tagli ai bilanci si misurano soprattutto dall'esodo di
medici (cinque primari in poco più di un anno), che non ha precedenti in città. Se il
cardiologo di fama Riccardo Bevilacqua (il medico dell'ex presidente Fiat Paolo Fresco), ha festeggiato
ieri sera in riva al Po il suo trasferimento all'Umberto I (ritenuto, nonostante la crisi economica e il
commissariamento, preferibile al San Giovanni Bosco), il suo collega primario di neurochirurgia Giuseppe
Oliveri ha lasciato Torino per Siena. Oliveri aveva portato in città una nuova scuola, consentendo
al suo allievo, Riccardo Boccaletti, di compiere interventi eccezionali. Come, ad esempio, l'innesto di
una protesi di corallo nella spina dorsale di un paziente per curargli una grave forma di artrosi
cervicale. "Scappata" dallo stesso nosocomio anche Letizia Mazzini, la neurologa che ha coordinato il
primo progetto di trapianto di cellule staminali in pazienti colpiti dalla sclerosi laterale amiotrofica.
Fra i dodici malati sui quali il ministro della Salute aveva autorizzato la sperimentazione c'era anche
Luca Coscioni, presidente dei radicali. La neurologa Mazzini ha preferito l'ospedale di Novara.
Emigrato in Valle d'Aosta l'anestesista Enrico Visetti, il rianimatore che aveva trasformato il San
Giovanni Bosco nell'ospedale che, nell'emergenza, faceva concorrenza alle Molinette e al Cto. Con lui era
stato progettata la pista di atterraggio per l'elisoccorso dedicata all'ex consigliere Verde Pasquale
Cavaliere, i suoi uomini avevano "resuscitato" un cardiopatico rimasto (unico caso al mondo), in arresto
cardiaco per circa un'ora. Con la sua "fuga" ad Aosta il San Giovanni Bosco ha perso la caratteristica di
ospedale d'emergenza. Fuggito a Cagliari anche il chirurgo plastico Luigi Sollazzo, lo specialista che
ricostruiva nasi e orecchie dopo averli' "coltivati" innestandoli in altre parti del corpo come pancia e
braccia. Era lui il chirurgo che aveva rifatto metà faccia, in un intervento durato quasi un
giorno, a un albanese devastato da un tumore. Ad abbandonare il nosocomio è stato, infine, il
primario del laboratorio analisi, Piergiorgio Pich, deluso dalle mancate promesse sull'acquisto di nuove
attrezzature. Ma la "fuga" senz'altro più eccellente è stata, qualche mese fa quella dello
scienziato Luigi Naldini, che ha lasciato il centro oncologico di Candiolo per co-dirigere a Milano
Telethon, il centro di ricerca più moderno d'Italia. La sua emigrazione aveva sollevato polemiche
anche perché Naldini aveva denunciato il gravo malessere vissuto dai "cervelli" sanitari torinesi.
Da Torino, aveva detto, i migliori se ne vanno, ma non vengono rimpiazzati perché non è una
città che attrae "geni" della Sanità. Il caso di Genitori che ha annunciato la sua
intenzione di trasferirsi in Toscana, non è che l'ultima conferma.
(a. cus.)
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