Rassegna stampa su Giovanni Rissone
da La Repubblica del 30-09-2003
Storia di un ex sindacalista troppo amante del gioco
Nonostante la tessera Ds in tasca, Ciro Ferro l'appoggio per restare in sella alla poltrona direttore
generale del controllo delle attività sanitarie lo aveva avuto da An. A un amico aveva confidato:
"I miei compagni mi hanno scaricato, chi mi ha protetto è stato Martinat..." Non si sa se Ferro
quella volta, tirando fuori il nome del vice ministro ai Lavori Pubblici, millantasse. Quel che è
certo è che a volerlo seduto su quell'autorevole scranno dell'assessorato era stato l'assessore
alla Sanità Antonio D'Ambrosio, che prima, però, aveva avuto l'avallo all'interno del suo
partito. Su Ferro da mesi, se non anni, circolavano con insistenza voci e lettere anonime che lo
indicavano come un amante del gioco d'azzardo. Quegli anonimi lo volevano al casinò di
Saint-Vincent in compagnia dell'assessore. D'Ambrosio, però, che pure era a conoscenza di
quelle voci, non ci aveva mai dato peso più di tanto. "So - ripeteva l'assessore - che, per
quanto mi riguarda, si tratta di pure falsità. Credo quindi che siano cattiverie per colpire
politicamente il dirigente Ferro che lavora in assessorato dalle 8 del mattino alle 8 della sera".
Giovedì scorso, tuttavia, la voce dell'imminente arresto di Ferro si era diffusa anche in
assessorato, al punto che D'Ambrosio ne aveva parlato con il diretto interessato ("Ciro, che succede?
Gira voce che t'arrestano"). "Antonio - era stata la risposta di Ferro - sono estraneo a qualsiasi cosa,
dormi tranquillo". Il giorno dopo, a una riunione all'hotel Royal organizzata dall'Asl 3 sul confronto
fra le aziende sanitarie piemontesi, a chi gli chiedeva conto del tintinnio di manette che lo riguardava,
rispondeva ancora serafico: "È una trappola che mi sta tendendo qualcuno di Forza Italia". Ciro
Ferro, nato 54 anni fa a Belvedere, in provincia di Cosenza, ha passato tutta la sua vita professionale
nell'ente pubblico. Carnagione scura, baffi neri, collanine d'oro ostentate al collo e ai polsi, sempre
elegante, con il fare signorile e professionale, un passato da sindacalista (esperienza che lo aveva
agevolato, una volta diventato direttore, nelle trattative sindacali), negli ultimi anni aveva fatto del
miglioramento della sanità pubblica il suo obiettivo di lavoro. Era stato lui che, a giugno, alla
convention dei Ds sulle liste d'attesa svoltosi a Sala Colonne, aveva presentato il progetto regionale
sull'azzeramento dei tempi per l'elettrocardiogramma, prelievi di laboratorio e alcuni esami
radiologici.
Ferro, l'uomo che voleva azzerare le liste d'attesa, aveva qualche volta - fino al 2001 - approfittato del
suo ruolo per "caldeggiare" i pagamenti al suo amico Salvatore Verducci, ex amministratore della Nuova
Major. Per farle (poiché l'erogazione del denaro spettava all'Asl 4), telefonava direttamente
all'ex direttore amministrativo Paolo Giunta. Che, però, si lamentava del fatto con l'ex direttore
generale Giovanni Rissone e alla fine la "raccomandazione" ritornava al mittente. Laureato in Scienze
Politiche all'Università di Torino, Ferro all' assessorato alla Sanità è arrivato
alla fine degli Anni Ottanta, cominciando da allora a scalare i gradini che lo hanno portato ai massimi
vertici nel 1998. Ma è stato con l'arrivo dell'assessore alla Sanità di Alleanza Nazionale,
Antonio D'Ambrosio, che la carriera del funzionario diessino ha avuto un'accelerazione. Il settore che
faceva capo al dirigente è uno fra i più delicati: da lui dipendevano infatti i controlli
sull'assistenza ospedaliera ed extraospedaliera (medici di base), l'accreditamento della strutture
private, il monitoraggio del patrimonio della aziende sanitarie, della rete farmaceutica, il controllo
su prezzi e qualità dei servizi, il settore del personale.
Alberto Custodero
Imbarazzo ds. Un compagno poco amato
Il nuovo scandalo della Sanità coinvolge un iscritto ai Ds. Il segretario regionale Pietro
Marcenaro e il collega delle federazione provinciale, Rocco Larizza, redigono un sofferto comunicato
qualche ora dopo la notizia dell'arresto del principale dirigente della sanità torinese: "Anche
se un partito non può rispondere dei comportamenti individuali dei suoi iscritti, questo fatto
è un ulteriore motivo di dispiacere". I due segretari sostengono che "per i reati che vengono
contestati e l'ambiente evocato, l'arresto prospetta uno scenario inquietante. Ghigo e D'Ambrosio
dovrebbero andare a fondo di questa situazione, senza limitarsi a lamentare la fiducia tradita".
Ciriaco Ferro (di cui Marcenaro e Larizza hanno chiesto la sospensione alla commissione dei garanti del
partito) diventa un manager regionale agli inizi degli anni '90, all'epoca della giunta di centrosinistra
guidata dal democristiano Gian Paolo Brizio e dal diessino Luciano Marengo. È l'esecutivo che
inventa la figura del manager della sanità. Forse per l'antica militanza sindacale, Ferro stringe
con Marengo un grande legame di amicizia. Anche con il capogruppo Ds dell'epoca, Lido Riba, i rapporti
sono ottimi.
Contemporaneamente, Ferro, difende gli interessi del Pci-pds, tra il 90 e il 95, nel Consiglio comunale di
San Mauro. Dopo la nascita dei Ds si iscrive all'area sanità del partito, di cui ora è
responsabile Lucia Centillo, consigliere in Sala Rossa. Con Centillo, il direttore regionale partecipa a
molte manifestazioni di protesta contro la politica della giunta Ghigo. In Regione, però, Ferro
non gode di molte simpatie tra i compagni di partito dopo l'uscita di scena di Marengo. Il fatto di
essere rimasto in sella con la giunta di centrodestra e di aver aumentato potere, crea più di un
imbarazzo nel gruppo Ds. Tra Ferro e molti consiglieri (da Marcenaro a Roberto Placido a Marisa Suino)
non c'è feeling: se c'è da chiedere una consulenza per affondare i colpi contro le scelte
di D'Ambrosio e Ghigo, i Ds si rivolgono ad altri esperti. Le tante voci che cominciano a circolare sul
principale collaboratore dell'assessore vengono vissute con sofferenza dai Ds che battagliano a Palazzo
Lascaris. In molti arrivano ad augurarsi che nel rinnovo degli incarichi di maggio, la testa di Ferro
"salti". Invece viene confermato e qualcuno commenta: "Questo non è un buon segnale".
(g. l. v.)
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