Rassegna stampa su Giovanni Rissone
da La Repubblica del 30-09-2003
"Ero pronto a chiarire tutto"
Ferro preso in ufficio: è stato il controllore delle cliniche
"Siete qui per una perquisizione?". "No dottore, siamo qui per notificarle un ordine di cattura". Ciriaco
Ferro sbianca alle 9,15 del mattino, nel suo ufficio al secondo piano della palazzina di Corso Regina.
Chiama al telefono il suo avvocato, Luca Della Torre. Il legale si precipita. Ferro protesta: "Avevo fatto
sapere ai magistrati che ero a disposizione per qualsiasi chiarimento. Se vogliono possono interrogarmi
anche adesso". I finanzieri rispondono con calma: "Questa è l'ordinanza. Può leggerla con
attenzione, qui con il suo legale. Noi intanto procediamo alla perquisizione".
Gli uomini della polizia giudiziaria inviati dai pm Paolo Storari e Roberto Furlan mettono l'ufficio
sottosopra. La perquisizione dura cinque ore. Mentre la prima alfetta delle Fiamme gialle raggiunge
l'assessorato, una seconda auto si reca in Piazza Castello per informare ufficialmente la Giunta
dell'inizio della perquisizione. I finanzieri acquisiscono il materiale sugli accreditamenti delle
cliniche private, il vero cuore dell'inchiesta. Nel mirino ci sono le cliniche di Salvatore Verducci,
la Bernini prima e la "Nuova Major" poi. Ciriaco Ferro, uomo "asservito" a Verducci come si legge
nell'ordinanza, avrebbe addirittura favorito la trattativa tra Verducci e una società di Pavia,
la I.San, per cedere la "Nuova Major".Una circostanza curiosa visto che l'alto dirigente regionale
avrebbe dovuto essere il controllore dei privati, colui che, decidendo l'accreditamento delle cliniche
poteva fare la fortuna dei proprietari dirottando nelle loro strutture i pazienti del Servizio sanitario
pubblico.
Verducci, arrestato nei mesi scorsi per la bancarotta della Bernini, ha raccontato in carcere la sua
verità sui metodi utilizzati da Ferro per concedere o negare gli accreditamenti. Ha parlato di una
"continua richiesta di favori" da parte del funzionario regionale in cambio "dell'interessamento e il
veloce disbrigo delle pratiche". Un caso isolato, dovuto al particolare rapporto di amicizia tra lo stesso
Verducci e Ferro? Gli stessi inquirenti ritengono questa versione "poco credibile". Così le indagini si
allargheranno per verificare se anche in altre occasioni, anche per altri accreditamenti, il funzionario
della regione avesse chiesto favori e prebende. Il racconto di Verducci, riferito alla clinica Bernini,
potrebbe così diventare il primo passo per ricostruire un malcostume più diffuso. I primi sospetti
dei finanzieri risalgono all'indomani dell'arresto del direttore generale delle Molinette, Luigi Odasso.
Proprio intercettando le telefonate di Odasso erano state ascoltate telefonate definite interessanti
fatte da Verducci e Ferro. E non è escluso che l'ex manager delle Molinette, per il quale le
indagini non sono ancora concluse, possa essere ascoltato per fornire nuovi particolari.
Alle 14,50 l'alfetta della Finanza con Ciriaco Ferro ha lasciato l'assessorato diretta alla Procure. Dopo
le formalità di rito il direttore della sanità è stato trasferito al carcere di
Cuneo. Il suo ex amico Verducci rimane invece alle Vallette, dove è stato rinchiuso prima
dell'estate per bancarotta. Domenico Cotroneo, il prestasoldi di Saint Vincent accusato di aver fatto da
collettore per la società dell'usura messa in piedi da Verducci, Ferro e Chemi, è stato
invece rinchiuso nel carcere di Vercelli. Cotroneo era già stato arrestato nel '97 per aver
prestato denaro a usura ai giocatori del casino valdostano.
Nel pomeriggio di ieri i pm hanno ascoltato la testimonianza di tre ragazze residenti nella zona di
Rivoli e Collegno che si erano prostituite all'albergo Nazionale di Sanremo nel corso degli incontri con
Ferro organizzati a pagati da Verducci. Tutte avrebbero confermato il racconto dell'ex titolare della
clinica Bernini. Nella giornata di oggi è previsto di fronte al gip Alberto Viti, l'interrogatorio
di garanzia di Ciriaco Ferro. Sarà la prima occasione per I'ormai ex dirigente regionale, di
raccontare la sua versione del fatti. E per decidere se accettare lo scomodo ruolo di "mela marcia"
nell'assessorato diretto da Antonio D'Ambrosio.
(p. g.)
"Respinse sempre le nostre proposte"
"Avrebbe potuto risparmiare sull'acquisto dei farmaci nelle cliniche private, ma ha sempre respinto ogni
nostra proposta". L'accusa rivolta a Ciriaco Ferro arriva dal vicepresidente dell'Ordine dei Farmacisti,
Paolo Ambrois: "Più volte gli abbiamo suggerito il sistema per avvicinare gli standard delle case
di cura a quelli dagli ospedali ma non ci ha mai voluto dar retta".
Ferro ha gestito in effetti fino a ieri tutto il settore dell'acquisto dei farmaci nelle cliniche e negli
ospedali: secondo l'Ordine, ha sempre rifiutato di introdurre nel privato una figura di garanzia per il
risparmio e l'efficienza. La prima proposta risalirebbe al 1997, all'epoca della diffusione della cura Di
Bella, "a quel giorno molte volte abbiamo bussato alla sua porta ma sempre invano".
"Incredibili quei reati da criminalità comune"
La Porsche, le "lucciole" la "coop dell'usura". Il prezzo del funzionario
L'uomo della Bernini ottiene favori della Regione fin dagli anni 90 quando, sorprendentemente, la clinica
viene accreditata come residenza per anziani "anche se è priva dei requisiti". l'elenco delle
irregolarità lungo: i corridoi sono troppo stretti, manca il generatore di corrente che entri in
funzioni in caso di blackout, gli scantinati sono privi di aspirazione. Una commissione regionale accerta
le inadempienze. Ma dopo poco tempo Verducci ottiene ugualmente l'omologa. Chi lo proteggeva in corso
Regina Margherita?
La barca. In corso Regina Margherita, negli uffici dell'assessorato, Verducci aveva un amico
potente: Ciriaco Ferro, uno dei tre direttori della sanità regionale, l'uomo che decideva quali
cliniche avevano i requisiti per accreditarsi. Verducci, riesce ad entrare in amicizia, anzi "a renderlo
asservito ai suoi voleri". Racconta lo stesso titolare della Bernini: "Una volta siamo andati a Sanremo.
Prima siamo passati al Casinò, poi siamo andati a fare una passeggiata al porto. Ferro mi diceva
che era bello andare in barca e allora io gli ho detto che potevo comprargliene una". È così che
Verducci acquista da un armatore di Sanremo, Francesco Vitulano, una barca da ristrutturare: "Gli ho dato
50 milioni per l'acquisto e altri 50 per la ristrutturazione". Ma la ristrutturazione andava perle lunghe.
Racconta un altro uomo chiave della storia, l'avvocato Giorgio Chemi, indagato con Verducci per la
bancarotta della Bernini: "Andai con Ferro a Sanremo. Al porto lui ml disse: "Vedi che stanno facendo
lavori sulla barca di Verducci e sulla mia non fanno niente?"".
La Porsche. Racconta Verducci: "Avevo una Porsche rossa che a Ciriaco piaceva tanto". Il
direttore della sanità comincia a fare il filo alla vettura sportiva: "Mi diceva: "Hai proprio una
belle macchina. Mi piace tanto"".Verducci capisce l'antifona: "Gliel'ho ceduta".Regalata? "Non proprio, mi
sono fatto dare un assegno da 20 milioni". La Finanza accerta che all'epoca I'automobile ne valeva 87. E
la differenza? La domande viene fatta da Chemi a Verducci: "Era ovvio che Ferro non avrebbe pagato
più nulla", risponde l'uomo della Bernini. Che aggiunge: "Il resto non glielo chiedo, tanto poi
glielo dovrei ridare".
Le prostitute. Uno dei sistemi utilizzati da Verducci per rinsaldare l'amicizia con Ferro è,
secondo le accuse, l'offerta di prostitute. Racconta l'avvocato Chemi: "Verducci procurava normalmente
delle ragazze che venivano da Torino e da Asti. Arrivavano a Sanremo all'albergo Nazionale e qui Ferro e
il suo amico avevano rapporti con loro. Il prezzo era di 500 mila lire a notte. La parte di Ferro la pagava
Verducci. Ricordo che Verducci rimproverava Ferro perché in quelle occasioni lui si appartava subito
e non stava compagnia".
I viaggi. Per festeggiare il Capodanno del 2001 Verducci e Ferro decidono di fare una crociera con le
famiglie alle Canarie. Naturalmente a spese di Verducci. Per il direttore regionale e la moglie la spesa
è di 5 milioni e mezzo. Ma Ferro non parte da Genova come gli altri, raggiunge la comitiva
successivamente. Così Verducci paga anche il viaggio aereo Genova-Barcellona e ritorno: altre 600
mila lire.
L'usura. E uno del capitoli più inquietanti dell'ordinanza. Verducci attraversa un periodo
difficile. Si rivolge a Domenico Cotroneo, prestasoldi di Saint Vincent, e gli propone un patto: "Io ti
procuro il denaro nel fine settimana e tu me lo restituisci al lunedì con gli interessi". Si
costituisce così una strana società tra Verducci, Chemi e Ferro, quella che uno degli
inquirenti ha definito ieri in modo pittoresco, "la cooperativa dell'usura". All'inizio ciascuno versa
70 milioni. "Ogni venerdì - si legge nell'ordinanza i tre raccoglievano denaro e lo passavano a
Cotroneo che prestava per tre giorni ai giocatori del casinò all'interesse usurario del 10 per
cento. Al lunedì ciascuno dei soci riceveva il 4 per cento di quanto fornito il venerdì".
Paolo Griseri
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