Rassegna stampa su Giovanni Rissone
da Il Giornale del Piemonte del 13-02-2001
Al San Giovanni Bosco un'operazione mai eseguita prima in Piemonte
Un'ora di morte artificiale
Intervento a cuore fermo su una donna colpita da aneurisma
Un intervento unico in Piemonte e rarissimo in Italia: quattordici ore di sala operatoria, due
équipe di medici impegnate, dall'inizio alla fine, in sincronia perfetta e il rischio di fallire
attestato su livelli vertiginosi.
Un rischio di almeno otto possibilità su dieci di perdere la paziente sotto i bisturi. E proprio
l'insieme di così tante variabili ha regalato, questa volta, al classico epilogo "operazione
riuscita" un significato nuovo e ancor importante dei già tanti traguardi guadagnati finora
dall'ospedale San Giovanni Bosco. Protagonisti di un delicatissimo intervento sui vasi del cervello i
medici del reparto di Neurochirurgia, diretto dal primario Giuseppe Oliveri, insieme ai cardiochirurghi
di "Cardioteam", struttura specializzata che lavora in convenzione col nosocomio dal luglio scorso. Di
fronte a loro il caso di una donna in pericolo di vita, una mamma torinese di 52 anni affetta da aneurisma
gigante del circola cerebrale. L'aneurisma altro non è che la dilatazione di un vaso sanguigno,
una deformazione che nella testa della signora aveva raggiunto un diametro di tre centimetri. E, ancor
peggio, la sua rottura aveva determinato una catena inarrestabile di emorragie. Cinque in un mese, un
calvario che avrebbe condotto la paziente a morte certa.
"Dopo trenta giorni di ricovero in Rianimazione è apparso chiaro che, considerate le dimensioni
dell'aneurisma e la sua posizione, non avremmo potuto intervenire con le normali tecniche
microchirurgiche" spiega Riccardo Boccaletti, lo specialista in Neurochirurgia vascolare che materialmente
ha operato. Di qui la decisione di tentare la difficilissima ricostruzione del vaso sanguigno danneggiato,
che significa non solo il ricorso a qualità tecniche fuori dall'ordinario ma tempi di applicazione
da record. Il lasso vari dai 95 ai 60 minuti durante i quali la paziente è tenuta in stato di morte
artificiale. In pratica si tratta di tenere per un'ora l'organismo ad una temperature di 18°, svuotando
corpo di tutto il sangue presente che continuerà l'attività cardiaca e polmonare all'interno
di una macchina. E in quasi un'ora di morte apparente il chirurgo non può permettersi neppure un
secondo di incertezza.
"L'arresto circolatorio totale in ipotermia profonda, questa la definizione scientifica, è ormai
una tecnica consolidata - spiega Mauro Cassese, il cardiochirurgo a capo di "Cardioteam" che ha affiancato
Boccaletti nell'intervento - ma per patologie cardiache e non cerebrali. Con Boccaletti e il suo staff
abbiamo dovuto compiere un'autentica lotta contra il tempo, che ha significato una grande prova di
abilità e un forte spirito di collaborazione". Un'operazione al cervello in quelle condizioni era
la prima per entrambi. Lo staff di Cassese lavora col San Giovanni Bosco da sei mesi, tanto quanto
Riccardo Boccaletti e con lui il primario di Cardiologia, Riccardo Bevilacqua, che lo ha affiancato in
sala operatoria.
Boccaletti, che arriva da Verona, ha affinato la tecnica utilizzata nell'operazione in strutture
specializzate degli Stati Uniti, a Phoenix in Arizona e Cincinnati: "Ma è difficile poi che si
presentino occasioni di sperimentarla". Anche perché il livello di rischio è tale da
considerare questa come l'ultima carta da giocare: "In questi casi, come appunto la signora - specifica il
neurochirurgo - in cui l'alternativa è aspettare la morte".
Un ospedale all'avanguardia per un milione di abitanti
Sede di uno dei sei dipartimenti di emergenza (urgenza di secondo livello) della Regione Piemonte,
l'ospedale San Giovanni Bosco è punto di riferimento per metà dello provincia di Torino,
quella che si affaccia sul versante nord, e serve un bacino d'utenza di 1 milione di abitanti. È
il secondo ospedale in Piemonte per numero di accessi al Pronto soccorso; qui i pazienti vengono
"filtrati" con attenzione capillare per evitare ricoveri inutili. Sul totale dei ricoveri la maggior
parte è costituito dalle urgenze, alle quali sono riservati almeno il 70% dei 380 posti letto di
cui dispone la struttura. All'anno si registrano in media 11mila degenze. Otto le specialità
chirurgiche, tra cui appunto la Neurochirurgia e la Chirurgia vascolare, e diciotto le specialità
di tipo medico.
Maria Grazia Grippo
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