Rassegna stampa su Giovanni Rissone
da La Repubblica del 30-04-2000
Neurochirurgia in tilt a Molinette e Cto: ragazzo salvato al Giovanni Bosco
Grave, respinto da due ospedali
Neurochirurgie delle Molinette e del Cto in tilt: un giovane in gravi condizioni per un ematoma alla testa
ha rischiato di morire. La vicenda ha avuto inizio venerdì alle 18,30, quando, sulla Torino-Aosta,
un giovane di Cuneo, S.F., 27 anni, è rimasto gravemente ferito in un incidente stradale. Il ferito
è stato trasportato all'ospedale di Cuorgnè. Qui, è stato sottoposto ad una Tac che
ha svelato l'esistenza di un pericolosissimo ematoma nella testa. Quella terribile diagnosi imponeva un
intervento neurochirurgico da eseguire con la massima urgenza. Ma in questa fase occorreva trovare al
più presto un centro neurochirurgico disponibile all'operazione, in quanto ogni minuto perso poteva
costare la vita all'automobilista. A questo punto, però, si è verificata una grave
disfunzione organizzativa. Ecco che cosa ha scritto sulla cartella clinica, alle 21,18, il medico
rianimatore dell'ospedale di Cuorgnè: "sono stati contattati i neurochirurghi delle Molinette e del
Cto che non hanno dato la disponibilità al trasferimento del paziente". Incredibilmente, alle 21,18
di venerdì sera le neurochirurgie più prestigiose del Piemonte, punto di riferimento anche
nazionale, la prima universitaria, la seconda ospedaliera, hanno chiuso la porta ad un giovane che stava
rischiando di morire. Fortuna ha voluto che proprio da qualche giorno sia stato assunto, al Giovanni
Bosco, un neurochirurgo, Giuseppe Oliveri, con l'incarico di dirigere una divisione attualmente in fase di
costituzione. Al Giovanni Bosco, nonostante la divisione neurochirurgica non sia ancora del tutto
funzionante, il giovane è stato accolto, operato e salvato.
Restano ora gli interrogativi e le polemiche che il caso inevitabilmente ha sollevato. Perché un
ospedale periferico ha dovuto perdere minuti preziosi per telefonare ai vari nosocomi cittadini di
riferimento regionale nella speranza di trovarne uno disponibile? Perché un giovane ha rischiato di
morire per questa carenza organizzativa? Eppure dovrebbe esistere un coordinamento (chiamato "patatrac")
che dovrebbe offrire consulenze neurochirurgiche in tempo reale. Ma che senso ha fare le consulenze se poi
manca la gestione delle sale operatorie, delle rianimazioni e, più in generale, dei dipartimenti di
emergenza e accettazione? Amareggiato Giuliano Faccani, primario del Cto e fondatore del progetto
"patatrac".
"Il neurochirurgo non può mai dire di no a nessuno. Chiederemo alla regione di creare un
organizzazione anche con il 118 per riuscire a coordinare in modo automatico lo smistamento dei pazienti
senza più pericolose perdite di tempo".
Alberto Custodero
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