Rassegna stampa su Giovanni Rissone
da La Stampa del 21-01-1999
Incontro in Comune tra operatori: è previsto un maggior coordinamento. "Stop agli sbandati negli ospedali".
Prime misure: altri 200 posti letto per la notte
Duecento posti letto in più a Torino per la pronta accoglienza notturna, un coordinamento fra chi
è in grado di offrire un tetto ai barboni e ai tossicodipendenti sbandati, e l'apertura anche di giorno
delle strutture di pronta-accoglienza esistenti. Sono le mete verso cui Torino tenderà nei prossimi
mesi per risolvere il problema degli sbandati che vagano nella città e trovano rifugio ogni notte
negli ospedali. Obiettivi frutto del confronto avvenuto ieri mattina in Comune fra il direttore generale
dell'Asl 4, Giovanni Rissone, l'assessore comunale all'Assistenza, Stefano Lepri, e due rappresentanti del
Gruppo Abele e del Sermig, a una settimana di distanza dalle proteste per le continue incursioni di disperati
al Giovanni Bosco, "Una risposta non immediata - ammette il dottor Rissone - ma che servirà fra l'altro
a creare una mappa del disagio e oltre che a unire le forze". Il direttore dell'Asl 4, ad esempio, spiega di
aver scoperto soltanto ieri - discutendo per la prima volta della questione con l'assessore Lepri - quanti
posti il Comune ha messo a disposizione per ospitare chi non ha un tetto. "Ottocento. E questa - commenta -
è un'informazione che andrebbe diffusa maggiormente". Ottocento posti per chi non ha nulla, per chi
vaga nelle vie di Torino: ben 152 di questi posti d'emergenza sono nati nel '98, in convenzione o grazie a
contributi. Ci vorranno alcuni mesi per avere i primi risultati della mappa del bisogno e della
disponibilità di assistenza offerta. Ma è un passo. Al contrario, l'obiettivo dell'apertura
anche di giorno dei centri diurni può essere raggiunto in più breve termine: "Lo scopo è
duplice - dice Lepri -: moltiplicare le opportunità di aggancio dei senzatetto o dei tossici che
nessuno vuole più, e approfittare delle ore a disposizione di giorno per offrire loro un percorso di
recupero". Sono soprattutto tossicodipendenti a cercare "casa" fra le barelle o nei corridoi riscaldati
davanti ai reparti o nei sotterranei delle strutture sanitarie. Al Giovanni Bosco, come alle Molinette, al
Mauriziano, al Maria Vittoria. Ovunque c'è una barella e una coperta c'è un'ancora di salvezza
per non passare la notte all'addiaccio. Ovunque c'è una macchinetta distributrice di caffè e
bibite, o panini, c'è la speranza di non restare a stomaco vuoto. "Il problema - protestano però
i ricoverati e i loro parenti - è che sovente l'ospitalità rubata si traduce in furti nei
reparti, in sporcizia abbandonata nei corridoi, in molestie a chi aspetta in pronto soccorso una visita". "Gli
ospedali - sostiene però Giovanni Rissone - non sono un carcere e non si possono blindare, non basta
allontanare con la forma i barboni per dire che il problema non esiste più". È un compito e un
dovere della città affrontare la questione in maniera radicale, ribadiscono i vertici dell'Asl 4.
(m. acc.)
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