GIOVANNIRISSONE
PSICHIATRA
MANAGER DELLA SANITÀ PUBBLICA E DELL'EMERGENZA
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Giovanni Rissone - Manager della sanità pubblica e dell'emergenza
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Giovanni Rissone - Una vita da matto vestito da dottore

Rassegna stampa su Giovanni Rissone


da La Stampa del 26-05-1998

I responsabili di via Germagnano "Cani maltrattati? Non a casa nostra"

Clicca per scaricare l'articolo originale (formato pdf) "Un canile lager? Adesso basta con queste illazioni. Querelerò qualunque associazione animalista che ci accusa di maltrattare gli animali". È infuriato, Giovanni Rissone, direttore generale dell'Asl 4, dopo le accuse lanciate dall'Associazione per i diritti degli animali e dalla Lega per l'abolizione della caccia. Finita nel mirino degli amici di Fido, l'Asl, che gestisce l'aspetto sanitario del canile di via Germagnano 11, ribatte alle accuse. Rissone e il responsabile sanitario della struttura, Danilo Muratore, dicono: " Apda e Lac sostengono che non esiste controllo sul movimento degli animali? Ecco i registri di entrata e uscita. Nel '97, come ogni anno, abbiamo soccorso circa 1500 fra cani abbandonati e randagi. La metà sono tatuati e vengono restituiti. Gli altri, dopo 10 giorni, vengono affidati a nuovi padroni. Il canile sanitario dell'Asl 4 può contare sulla collaborazione dei "cugini" dell'Enpa, della Lega del Cane, e di una struttura privata a Trofarello". La "casa" di via Germagnano 11 è stata realizzata nel '64, quando la legge chiedeva di soccorrere i vagabondi, ma prevedeva che dopo tre giorni al canile venissero soppressi, se non richiesti. "Poi nel '91 la legge per fortuna è cambiata - prosegue Muratore - e ci siamo adeguati. Le nostre gabbie oggi misurano 1,70 per 1,70, e dopo un mese, massimo due, affidiamo i cani ad altri canili". Muratore e Rissone riconoscono che la sistemazione in un recinto sia comunque una sofferenza per gli animali, e per questo - dicono - "troviamo giusto che abbiano spazi più grossi di quelli a nostra disposizione" . "Ma dire che li maltrattiamo, che addirittura spariscono nel nulla, questo è inaccettabile". Negli sguardi di questi animali c'è la sofferenza immensa per l'amore negato, per un padrone che si è sbarazzato di loro. Ma c'è anche l'aggressività di chi è stato addestrato come cane da combattimento ed è qui dopo esser stato strappato ai ring. "Questi animali non possono essere lasciati assieme ad altri cani, perché li sbranerebbero. Allora vengono inviati in appositi centri di recupero". Nei registri del canile di via Germagnano, ogni anno, si contano un centinaio di vittime. La conclusione di un destino maledetto. "Animali - spiega il dottor Muratore - che arrivano qui in condizioni pietose, o che siamo costretti a sopprimere perché destinati a morte dopo sofferenze atroci".
(m. acc.)

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