Rassegna stampa su Giovanni Rissone
da La Repubblica del 21-02-1995
Miliardi di tangenti in 20anniper "ammorbidire" le verifiche fiscali. Un'intera caserma accusata di associazione per delinquere.
In manette l'ex comandante, due imprenditori e 8 commercialisti.
Pinerolo, blitz sulla Finanza
Una città indolente dove tutti sapevano
Ora quasi tutti dicono: "È da tempo che si sapeva, se ne parlava persino al mercato del pesce, noi li
conoscevamo bene". Ma loro dov'erano? Perché tacevano? C'è voluto un magistrato inviato da Torino
per fare scoppiare quello che don Morero, direttore dell'Eco del Chisone e consigliere del vescovo, chiama "il
bubbone". Il bubbone di Pinerolo, un intreccio di poteri che si tenevano l'uno con l'altro e che ora si è
manifestato come un gigantesco fungo cresciuto tra le fabbriche,all'ombra di oltre quarant'anni di potere
democristiano. Intorno la città, un "coro" silenzioso, incapace di reagire, ma campione nei pettegolezzi.
L'avvocato, il notaio, l'architetto, un sorriso, un camparino e giù a tagliare i panni addosso agli
assenti nelle salette del Bar Master o della pasticceria Galup di corso Torino.
Silenzio, omertà. E in tanto un chiodo fisso per i pinerolesi: fare soldi, fare soldi, fare soldi. E poi?
Contarli quei soldi. Se vai in giro per Pinerolo e chiedi "qui chi comanda?", scopri -dopo molti sforzi -che non
è l'Avvocato, per il quale negli anni Sessanta si sono mosse migliaia di braccia dal Mezzogiorno (Riv-Skl,
Fiat Ricambi, la stessa Rivalta), non è il signor Galup, genio del panettone crostato, non è la
Coldiretti, ma è una cosa che non si dice e che non è neppure la 'ndrangheta, che pure qui tenta di
mettere le mani sull'imminente piano regolatore, ma - sussurrano - la massoneria.
E allora non ci si stupisce se Pinerolo è inchiodata, abulica, se a parte i cavalli della scuola di
cavalleria, apprezzata anche da Ronald Reagan, non muove zoccolo e gliene importa punto del turismo (qui gli
alberghi chiudono), dello sviluppo e dell'occupazione. La Dc, naturalmente, continua ad avere mani lunghe: due
di queste adesso hanno i braccialetti ai polsi e sono quelle di Francesco Camusso, commercialista, ex sindaco
dc, andreottiano, che la galera peraltro l'ha già conosciuta per altre faccende. Nel '90 Camusso e il suo
fedele Paolo Aimar, ex consigliere comunale, presentarono una lista dc; Livio Trombotto, sindaco, pezzo grosso
della Coldiretti e braccio destro dell'eurodeputato Mauro Chiabrando, si fece avanti con una seconda lista,
stesso simbolo, dc. Lo scontro fu risotto con l'annullamento delle elezioni, ma la spaccatura del partito brucia
ancora. Oggi, mentre Camusso è dietro le sbarre, Trombotto non infierisce. È l'unico a dire:
"Questi arresti mi hanno preso alla sprovvista. Sono sconcertato". È l'ipocrisia dc, ma anche
l'omertà di una provincia sonnacchiosa e indolente, che due anni fa riuscì ad arrossire per una
mostra erotica per educande.
"Qui la borghesia è inesistente, da vent'anni non fa niente per la città -dice don Morero - basta
un esempio: nel 1848 la borghesia fondiaria fece costruire un teatro, quella di oggi l'ha lasciato bruciare e se
n'è completamente disinteressata". L'unico teatro oggi a Pinerolo è quello di un prete, don Paolo.
È una città triste quella che dopo il tramonto può vantare soltanto un bar aperto, quello
della stazione. "Non ci sono più valori", dice don Morero. Non potrebbe essere altrimenti in una
città che ha visto sfilare uno dietro l'altro personaggi come il conte Calleri, Nuccio Candellero, l'uomo
dei container inesistenti, l'architetto Savoino, asso pigliatutto negli appalti della Sanità, gli ex
presidenti del Torino Calcio, Gian Mauro Borsano, che con le buone entrature di Savoino stava per mettere le
mani sui progetti per il nuovo pronto soccorso, e il notaio Roberto Goveani, inquilino nientemeno che di villa
Graziosa, dove Edmondo De Amicis scrisse "Alle porte d'Italia" e a pochi passi dalla residenza della famiglia di
Antonio Rinaldi, l'ufficiale della Guardia di Finanza finito ieri in manette.
Aimar nega che la politica abbia una parte nel "lunedì nero" di Pinerolo. Non è mai esistito un
sistema di commistione politica-affari. Poteva forse costituirsi con il progetto del depuratore - dice Aimar -
affidato alla Borini costruzioni è salito da due a 20 miliardi in pochi anni. Ma quel progetto fu
bocciato e non se ne fece nulla". Dalle sue parole viene fuori una città che un è un giglio, una
classe politica incorruttibile. Ma quante porcherie saltano fuori se qualcuno alza un semplice velo. Per quanto
riguarda il nuovo pronto soccorso, tutto è stato azzerato con l'arrivo di Giovanni Rissone, manager
dell'Usl 10, un'"azienda" da 150 miliardi all'anno e 1.100 dipendenti. "Gli arresti non mi stupiscono, se ne
parlava da tempo - dice Rissone - bisogna stare attenti qui. lo per l'appalto del nuovo dipartimento ho voluto
la massima trasparenza. Il con tratto con la Romeo,che ha accettato il termine di 150 giorni e penali di 5
milioni al giorno in caso di ritardo, l'ho fatto stendere davanti al notaio". Pinerolo ci teneva alla sua
immagine, ma non aveva scelto quella giusta. (ha collaborato Dario Mongiello)
Riccardo De Gennaro
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