Rassegna stampa su Giovanni Rissone
da La Stampa del 17-01-1993
Torre Pellice, nasce un'associazione di famiglie con l'aiuto di Usl e Chiese
Un Arcobaleno contro la droga
Cattolici e valdesi in un progetto di solidarietà
A Torre Pellice, martedì, sarà tenuta a battesimo "Arcobaleno", associazione di famiglie nata in
questi giorni, dopo oltre un anno di progetto e di speranze, per combattere il disagio e l'indifferenza,
soprattutto di fronte ai problemi delle tossicodipendenze.
Testimoni d'eccezione don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele, ed il pastore Sergio Ribet, membro della
Tavola Valdese, che interverranno al dibattito "Disagio, famiglia, società", organizzato dalla
Comunità montana Val Pellice e dall'Usl 43 per sottolineare che - spiega Laura Serra, commissario
straordinario dell'Usl - "in un territorio con due culture religiose i problemi gravi si affrontano insieme. Ne
deriva il messaggio che le famiglie appoggiano i giovani e di fronte a un fenomeno di tale portata non
c'è più divisione che tenga".
Dunque, una significativa comunione d'intenti? Spiega il pastore Ribet: "L'iniziativa avviata da parte laica e
tende a coinvolgere il più possibile le Chiese per rendere attenta la gente al problema del disagio, che
non è solo disagio giovanile e tossicodipendenza. L'attenzione delle Chiese per queste cose può
essere d'aiuto per chiamare a raccolta tutte le varie forze in grado di tentare di attenuare il disagio e
l'indifferenza".
"La famiglia - aggiunge Ribet - è una delle risorse possibili da sollecitare. Questo discorso della
famiglia, che, secondo me è molto legato alla cultura cattolica, è però importante per
tutti".
In Val Pellice, su 6237 giovani fra i 15 e i 35 anni, il servizio tossicodipendenze dell'Usl segue 157 casi di
dipendenza da droga (quasi la metà di quelli noti in Valle) e 30 casi di alcolismo. "Sono giovani di
età media di 25 anni, lavoratori o in attesa di prima occupazione - osserva lo psicologo Maurizio Martucci,
responsabile del servizio-. Il nostro intervento si risolve in tre fasi: quella di accoglienza, quella sanitaria
per risolvere l'astinenza e quella di socializzazione. In quest'ultima, unica esperienza in Italia all'interno di
un servizio pubblico, un gruppo di volontariato, costituito al momento da quattro ragazzi che non si drogano si
occupa dell'assistenza iniziale e del reinserimento di altri giovani che si rivolgono a noi, sempre in stretto
contatto con l'Associazione delle famiglie".
Precisa Laura Serra: "Puntiamo alla ricerca degli utenti e delle cause del disagio con un tipo di servizio che non
si limiti ad essere solo uno sportello".
[a. tav.]
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