Rassegna stampa su Giovanni Rissone
da L'Eco del Chisone del 05-03-1987
Scrive il dott. Rissone
Perché mi sono rivolto alla magistratura
Sig. Direttore,
ho letto l'articolo dell' "Eco del Chisone" del 26 febbraio 1987 dal titolo: "Con il bisturi fra i denti". Condivido
il desiderio di Trossero di un clima non di litigiosità e diffidenza fra Medici, fra Medici e U.S.S.L. La
comprensione e la propositività attiva per un Servizio Sanitario moderno ed efficace nei suoi aspetti
preventivi, curativi e riabilitativi sono dei punti precisi a cui mi riferisco nell'impegno quotidiano, nelle
responsabilità che ricopro. Purtroppo nella mia attività doveri non ho potuto evitare tre volte un
esposto alla Magistratura, non certo a cuor leggero, comunque proseguendo con gli altri operatori la costruzione
delle risposte per la persona. Proprio per questo motivo, anche se esistono quelle situazioni di cui all'articolo
succitato, situazioni legate a sistemi diversi, mi consenta alcune riflessioni sui problemi che bisogna
affrontare per non rischiare di fermarsi ad aspetti collaterali più utili allo scandalismo o a far
notizia, ma che rischiano di ridurre l'attenzione sul contenuto della questione del far salute. Oltre alle beghe
che, come tali, coprono piccoli interessi personali, ci sono però dei conflitti tra posizioni, poteri,
scelte diverse anche nella Sanità. C'è chi lotta per lavorare professionalmente in modo serio, chi
rinuncia, chi subisce, chi pensa a se stesso, non certo ai servizi centrati sulla persona, e si oppone in
modalità e aggregazioni di potere varie ai cambiamenti che danneggiano questo suo obiettivo. Non bisogna
essere ingenui: ci sono vari interessi, anche economici, nella Sanità, dai piccoli provinciali ai grandi
delle holding internazionali. L'ultimo d'attualità è l'affare creatosi sul fenomeno dell'AIDS.
L'uomo è sempre più oggetto impotente e sempre più privato delle sue capacità di
tutelare la propria salute e sommerso da bisogni indotti. Soprattutto quando in gioco è la vita, non
accetto, come cittadino e responsabile sanitario di una popolazione di 22.000 persone, mediazioni, bugie,
arroganze, proposte lassiste. Non accetto la negazione di responsabilità, esponendomi per primo nel
quotidiano per ragionare, per cambiare le situazioni negative o dannose. Non mi interessa il salvarsi la faccia
a scapito della verità, perché così non si cambia. Un medico può tutelarsi, il
cittadino che sapere e potere ha per difendersi, per tutelare la sua vita? L'aumento di contenzioso tra
cittadino e tecnici è direttamente proporzionale alla mancanza di partecipazione alle decisioni della
gente, di una verifica dei problemi con loro, del rispetto della persona. Questo contenzioso può trovare
"gonfiamenti" per vantaggi assicurativi, che il sistema privato americano, per esempio, favorisce a prezzo
però di un appiattimento della professionalità che, per tutelarsi da eventuali rischi delega
sempre di più alle tecnologie ad alto costo o agli esami di laboratorio il compito della diagnosi con le
inevitabili conseguenze sia in termini di sprechi che di disumanizzazione dell'agire medico.
Tra i problemi concreti che interessano la popolazione delle tre U.S.S.L.: quali attrezzature,
professionalità, metodologia, quale interesse per la persona caratterizzano reparti dell'Ospedale Agnelli,
che poi danno corpo alle risposte al D.E.A.? Esistono sotto questi aspetti diversità tra i reparti ed i
singoli Medici? Quanto questi problemi si traducono quindi in rischi di disomogeneità comportamentale
professionale nell'attività di Pronto Soccorso? Nel caso specifico è in discussione il limite tra
la vita e la morte di una persona o ancora tra una vita normale e una invalidità permanente, limite che
è stato segnato da pochi millimetri di tessuto osseo che per fortuna non hanno ceduto.
Non è mia intenzione alimentare il clima di litigiosità, citato da Trossero, e in questo senso
ritengo necessario chiarire come la litigiosità non debba essere confusa con una seria e costruttiva
verifica dialettica, in modo libero e, quando necessario, anche vivace. Rendere pubblico ai vari livelli questo
dibattito può essere utile per affrontare gli ostacoli e le resistenze esistenti e giungere ad un
cambiamento. Nella fattispecie voglio che si cambi, come Coordinatore Sanitario, come cittadino, attuando
progetti richiesti, esistenti da tempo per non dover pensare al D.E.A. come un fattore di rischio ulteriore e
dover proporre decisioni ben più gravi per la tutela della salute della popolazione di cui sento
vivamente la responsabilità di mia competenza. Non ritengo inoltre che il mestiere del Medico, sia
più a rischio di altri: un Medico ha le sue responsabilità, i suoi rischi, come gli altri,
nell'operare per le condizioni favorevoli alla salute delle persone: ognuno nei suoi rischi scelti, cioè,
nelle proprie responsabilità, senza onnipotenza.
Sono pertanto disponibile a partecipare ad un dibattito pubblico per favorire la partecipazione della gente
sulla situazione sanitaria del Pinerolese, per una trasparenza necessaria in un paese che si dice democratico,
per i cittadini che pagano per le risposte che spesso non ci sono, per una cultura e responsabilizzazione
necessaria.
Ringraziandola per la Sua attenzione Le porgo cordiali saluti.
Il Coordinatore Sanitario (Com. Montana Val Pellice U.S.S.L. N. 43)
Dott. Giovanni Rissone
Finestra aperta al dibattito
Corsia preferenziale al dibattito "Ecumenismo e Anno Mariano". Fra l'altro pubblichiamo la lettera del Vescovo
di Pinerolo inviata alla Presidente del Concistoro Valdese di Pinerolo. Intanto non possiamo dimenticare la cara
figura del pastore battista Paschetto mancato in questi giorni. Il dott. Rissone interviene sul difficile
problema delle responsabilità delle strutture e del personale sanitario. Ne prendiamo alto, anche se
rimaniamo convinti che problemi di etica e di professionalità hanno bisogno non solo del sindacato e
della sanzione della legge, ma del costume e della coscienza professionale.
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