Rassegna stampa su Giovanni Rissone
da Il Manifesto - 19/11/1981
TORINO
Confessa l'omicida del giovane malato di mente di Collegno
TORINO. (lo. c.) Fiorenzo Tavernise era di origine calabrese. 27 anni, rinchiuso nel manicomio di Collegno nella
cintura industriale di Torino, è stato ritrovato due giorni fa dietro un cespuglio, a pochi passi
dall'ospedale psichiatrico, ucciso da un manico di scopa appuntito che gli ha perforato l'intestino. Ieri mattina
è arrivata la confessione di un altro malato di mente, Adriano Rossetto, che ha ammesso di aver ammazzato
Fiorenzo. Rossetto è a Collegno per una fase sperimentale, proveniente dal manicomio criminale di
Castiglione delle Stiviere dove era finito per un omicidio analogo a quello commesso lunedì sera. Dopo aver
cenato in un ristorante, Rossetto era riuscito a entrare nel reparto "chiuso" dell'ospedale di Collegno e a
convincere Tavernise a uscire insieme a lui. Alcuni minuti di violenza fisica, un manico di scopa spezzato dentro
le carni del Tavernise, un inseguimento disperato e infine la morte del calabrese, causato dallo spezzone di scopa
rimasto nelle mani del Rossetto.
Un dramma, consumato tutto all'interno di una struttura psichiatrica coatta. Eppure, non sono mancate le voci di
chi ha tentato di strumentalizzare i fatti per ripetere che i matti devono restare chiusi, separati dalla
società dei sani. Per esempio nei reparti confino degli ospedali, quei reparti che "costituiscono un
ostacolo al nuovo stile di lavoro in psichiatria" come sostiene Agostino Pirella in un suo articolo pubblicato
martedì scorso su una rivista piemontese a proposito della tendenza alla "sanitarizzazione".
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