GIOVANNIRISSONE
PSICHIATRA
MANAGER DELLA SANITÀ PUBBLICA E DELL'EMERGENZA
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Giovanni Rissone - Manager della sanità pubblica e dell'emergenza
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Giovanni Rissone - Una vita da matto vestito da dottore

Rassegna stampa su Giovanni Rissone


da La Repubblica del 01-02-2005

"Piemonte, troppa omertà"

Il procuratore: gli scandali? Li scopro sui giornali

Clicca per scaricare l'articolo originale (formato pdf) "La disastrosa situazione "economica" e le croniche carenze di organico determineranno la paralisi dell'attività della giustizia contabile". Così, lanciando questo allarme ("I fondi destinati alla nostra procura sono stati tagliati del 30 per cento"), Mario Pischedda, procuratore regionale della Corte dei Conti, ha inaugurato ieri l'anno giudiziario 2005. La rabbia del procuratore che a marzo passerà a Roma alla Sezione d'Appello - non s'è fermata agli intoppi burocratici che rendono sempre più difficile l'organizzazione degli uffici ("Risparmiamo sulla corrispondenza, sul materiale di cancelleria, sugli abbonamenti alle riviste giuridiche, sulle spese di trasferta"). Ma s'è indirizzata anche sul clima "omertoso" che regna nella pubblica amministrazione regionale. "In Piemonte - ha detto il magistrato - l'obbligo di denunciare è sistematicamente omesso. Si tratta di un comportamento diffuso che non risparmia nessuno, dall'amministrazione regionale al più piccolo comune. La maggior parte delle indagini scaturiscono da articoli di giornale". Il procuratore, su questo punto, ha dichiarato guerra agii amministratori pubblici che si "dimenticano" di far inter venire la giustizia contabile. "Se scopriremo danni non segnalati per tempo (dopo Senni si prescrivono, ndr), chiederemo il risarcimento non a chi li ha commessi (non più perseguibile), ma a chi non li ha denunciati". E la prima denuncia per omesso controllo è già stata fatta: a essere chiamato in causa, un amministratore valdostano. Nonostante queste e altre mille difficoltà, la procura regionale della Corte dei Conti ha chiuso il 2004 con un accertamento di danno erariale record: 40 milioni di euro. Di questi, 35 milioni sono stati chiesti (il dibattimento è tuttora in corso) , agli ex amministratori dell'Ordine Mauriziano, il presidente Emilia Bergoglio e Gian Paolo Zanetta: i due, però, respingono da sempre ogni responsabilità. Ma anche altri pubblici amministratori sono sul banco degli imputati presso il tribunale contabile. Due ufficiali dell'esercito che hanno pagato a ditte lavori mai eseguiti dovranno pagare - se condannati - un milione di euro. Domenico Arcidiacono, ex dirigente regionale (ora direttore dell'Agenzia Torino 2006), si sta difendendo dall'accusa di aver provocato alla Regione un danno di 133 mila euro, per avere sottoscritto un contratto di affitto di locali con decorrenza retroattiva. Due ex direttori generali dell'Asl di Vercelli (Luigi Bezzan e Mario Lombardo) sono stati accusati di avere provocato un danno di 700 mila euro per non aver realizzato il presidio ospedaliero "La Bertagnetta". Il maresciallo della guardia di finanza Rocco Stasi, ex stretto collaboratore del procuratore aggiunto Bruno Tinti, dovrà risarcire - secondo la procura - un danno di 500 mila euro per aver incassato una tangente. Il titolare di uno sportello del lotto e la responsabile di uno sportello telematico dell'automobilista sono stati accusati di aver provocato all'erario una perdita, rispettivamente, di 500 mila e 350 mila euro. Queste le istruttorie in corso di dibattimento. Fra le sentenze emesse in materia di "responsabilità", è stata citata dal procuratore quella contro Luigi Odasso e Aldo Rosso, ex manager e capo dell'ufficio tecnico delle Molinette, che dovranno risarcire (se la sentenza sarà confermata in appello), 113 mila euro. Su questo punto, il procuratore Pischedda ha segnalato un'anomalia: "l'esecuzione delle sentenze è basso: in Piemonte il recupero è inferiore al 25 per cento degli importi di condanna".
Alberto Custodero

San Giovanni Bosco: è pronta soltanto la dialisi

L'ospedale non è finito ma Ghigo l'ha inaugurato

"Mi auguro che gli ospedali nuovi siano conservati a buoni livelli e che non debbano essere ricostruiti dopo dieci anni". Al San Giovanni Bosco (Asl 4), c'è stata, ieri, l'inaugurazione del reparto dialisi a 117anni dalla morte del santo. Dopo aver invitato i manager sanitari a svolgere una accurata manutenzione degli edifici, il cardinale Severino Poletto ha impartito la benedizione ai malati "che in ospedale si recano con la fiducia di recuperare la salute". Il reparto si trova al quarto piano di una nuova palazzina di sei piani, 5 fuori terra. Nelle intenzioni della stessa Asl 4 (che avviò i lavori nel 1998), avrebbe dovuto essere ultimata nel 2001. "In tre anni sarà costruito il raddoppio dell'ospedale", aveva annunciato, il 29 aprile del '98, l'ex manager Giovanni Rissone. Nel 2005, con un ritardo di 4 anni sulla tabella di marcia, la palazzina è ultimata. Ma - ad eccezione del piano dialisi - è ancora una scatola vuota, seppur nuova fiammante. Del laboratorio analisi, della radiologia, del dipartimento di emergenza, del blocco operatorio con 6 sale, della cardiologia emodinamica e angioradiologia, della sterilizzazione, delle centrali tecnologiche, della rianimazione e della terapia intensiva, non c'era traccia, ieri. Nelle intenzioni dell'attuale manager, il raddoppio del nosocomio di piazza Donatori di Sangue sarà ultimato entro l'estate. Ma il trasferimento dei pazienti dializzati da un vecchio capannone al quarto piano della palazzina, in piena campagna elettorale per le regionali, è stata un occasione che Enzo Ghigo non s'è lasciata sfuggire per presentare agli elettori i risultati della sua Giunta. E così, il manager Giulio Fornero, tesserato Ds, non ha potuto far altro che organizzare una cerimonia-passerella al presidente forzista all'insegna della par-condicio, invitando anche l'avversaria di Ghigo, Mercedes Bresso. La candidata del centro sinistra, tuttavia, non era presente, ieri, in quanto ufficialmente impegnata in una riunione politica. Il sindaco Sergio Chiamparino ha approfittato dell'occasione per parlare della "città della salute", il progetto di edificare Molinette Due o nell'ex area Fiat Avio (come vorrebbe Enzo Ghigo). O a Mirafiori, come preferirebbe il primo cittadino. "La sanità torinese - ha detto il sindaco - ha le condizioni per poter essere sia un buon servizio per i cittadini, sia un settore capace di essere attrattivo sul piano economico e degli investimenti". "Su questo - ha aggiunto il sindaco - si valutano le scelte urbanistiche che sono anche scelte di servizio". Il presidente uscente della Giunta (candidato a succedere a se stesso), dopo aver spiegato che i costi della sanità devono essere abbattuti da nuovi modelli organizzativi (come avvenuto nelle aziende private), ha replicato. "A proposito di Molinette Due - ha spiegato - bisogna tenere conto delle abitudini della gente: se si rifà un ospedale, non si può fare a 10 chilometri di distanza da quello vecchio".
(a. cus.)

Di Summa e Poletti hanno chiesto di patteggiare 24 mesi per corruzione

Due no ai cardiochirurghi

I due cardiochirurghi Michele Di Summa e Giuseppe Poletti si sono auto prosciolti dall'accusa di concussione e hanno chiesto, ieri, al giudice dell'udienza preliminare, di patteggiare due anni per corruzione. I pm Cesare Parodi e Paolo Toso, ribadendo che i due ex cattedratici devono rispondere anche di concussione, hanno chiesto il loro rinvio a giudizio. L'avvocato di Poletti, Cesare Zaccone, ha poi depositato gli ordini di pagamento emessi all'inizio degli anni Novanta dalla Buc (la banca svizzera della Fiat), a favore del conto estero di Poletti. Nelle intenzioni della difesa, la documentazione dovrebbe dimostrare che Poletti non avrebbe estorto tangenti a Pier Giorgio Martinetto (rivenditore Sorin), visto che l'ex azienda del Gruppo Fiat già da 10 anni corrompeva con pagamenti estero su estero. Il fatto che Poletti abbia ricevuto nel '90 soldi dalla Sorin esclude la possibilità che dieci anni dopo li abbia estorti al suo rivenditore Martinetto? A questo interrogativo dovrà rispondere il gup. All'udienza preliminare di ieri, Michele Di Summa, per la prima volta, ha chiesto e ottenuto di parlare. Per circa mezz'ora, si è difeso sostenendo di non essere responsabile dei difetti di fabbricazione delle valvole Tri. E di non avere colpa per la morte di sei pazienti avvenuta, a suo dire, per cause naturali e non per il mal funzionamento delle valvole. Di Summa ha anche aggiunto che per il distacco dell'emidisco delle valvole meccaniche (difetto che a Padova ha provocato due decessi), a Torino non è morto nessuno. Cosa faranno ora i loro difensori, Mario Garavoglia (per Di Summa), e Cesare Zaccone (per Poletti)? Potrebbero chiedere l'incidente probatorio sul funzionamento delle Tri. In caso di rifiuto del gup, potrebbero, in extremis, proporre il rito abbreviato condizionato a una nuova perizia, beneficiando, in caso di condanna, della riduzione di un terzo della pena.
(a. cus.)

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