Rassegna stampa su Giovanni Rissone
da La Repubblica del 16-06-2000
Un robot nel torace per operare al cuore
Il bypass lo farà il robot. O meglio, il cardiochirurgo con il videogame. La tecnologia entra a
passi da giganti in sala operatoria per sostituirsi (migliorandole), alle mani del chirurgo. Il robot che
fa bypass non è altro che un telemanipolatore, che entra nel torace attraverso tre minuscoli
forellini, ed è in grado di suturare con fili invisibili arterie minuscole le coronarie dello
spessore di un millimetro. Il cardiorobot a stato presentato, ieri, a Villa Sassi, da Marco Diena,
cardiochirurgo di Villa Pia nonché uno dei medici di punta di "cardioteam", un gruppo di specialisti
che si occupa prevalentemente di malattie cardiache.
L'apparecchiatura elettronica si chiama "Da Vinci System", è realizzata dalla californiana Intuitive
Surgical (inizialmente destinata al Pentagono per intervenire sui soldati in guerra dove il medico non
poteva arrivare), e costa due miliardi. In Italia ne esistono tre esemplari, nel mondo ne sono in funzione
55, undici delle quali in Europa. Se saranno trovati i finanziamenti, sarà installata anche a Torino,
o nella casa di cura privata accreditata Villa Maria Pia, oppure nella clinica Pinna Pintor, oppure
all'ospedale "Torino nord emergenza, san Giovanni Bosco". Ecco come sarà la nuova sala operatoria del
futuro. Da una parte c'è il paziente, nel cui torace si introducono due mani meccaniche, composte da
un "pollice" e un "indice" (che, a differenza di quelle del chirurgo, non tremano mai), con un polso in
grado di ruotare di 180 gradi in più rispetto a quello umano. Entrano anche gli "occhi", una mini
telecamera che riproduce al chirurgo, attraverso un apposito cascovisiera, immagini tridimensionali di tutto
ciò che c'è all'interno della cassa toracica. Dall'altra parte c'è la consolle dove
"opera" il medico che si trova ad un paio di metri dal lettino operatorio al quale è collegata da
leve, pulegge e cavetti. Il tutto è comandato da un calcolatore con una potenza di calcolo enorme,
pari a quella di cinque computer di ultima generazione Pentium 500 mhz.
Per la presentazione del robot a Torino, la casa produttrice americana ha scelto "cardioteam"
perché è l'unica equipe in Italia che usa l'endoscopia da quattro anni.
L'endoscopia consente di operare senza ricorrere all'apertura del torace, come previsto dalla tradizionale
tecnica operatoria che ha, fra gli svantaggi, un più lungo recupero post operatorio e un maggior
rischio di infezioni. L'equipe in quattro anni e mezzo ha operato oltre 5.500 pazienti, 1.200 dei quali lo
scorso anno, con una mortalità operatoria sui bypass di elezione dell'1,2 per cento, un dato, questo,
paragonabile a quello dei migliori ospedali americani. "La macchina che abbiamo mostrato ha spiegato Marco
Diena ha già rivelato di migliorare di gran lunga la qualità di vita del paziente, riducendo
il trauma operatorio ed il tempo di recupero. Con questo robot si possono operare fino a diecimila persone
ogni anno". Finora sono stati compiuti 55 interventi in Europa, la maggior parte dei quali in Germania.
"Quando opero con il robot ha spiegato ancora il cardiochirurgo guardo l'immagine tridimensionale proprio
come se fosse in un videogioco".
Alberto Custodero
Torna all'elenco degli articoli